🍔 Al ristorante in USA

🍔 Al ristorante in USA

E’ ora di pranzo o cena… vedete un ristorante che vi alletta? Qualche piccolo consiglio non guasta dato che i ristoranti americani sono un po’ diversi da quelli a cui siamo abituati:

Prima cosa, non cercate di sedervi da soli, ci saranno anche altre persone che attendono e comunque anche se siete gli unici, arriverà una persona che vi accompagnerà al tavolo. Nel momento in cui ci si siede, vi verrà offerta gratuitamente l’acqua con ghiaccio (l’acqua frizzante è costosa… se volete risparmiare, meglio evitare). Il ghiaccio è una costante nelle bevande al ristorante, al bar o dovunque prendiate da bere. Anche in pieno inverno, con meno 34 gradi, ci saranno sempre quei piccoli iceberg❄ a guardarvi dal bicchiere.

Dopo l’antipasto, non vi arrabbiate se il cameriere non sostituisce forchetta e coltello🍴

La maggior parte dei ristoranti offre il riempimento gratuito dei bicchieri di soda, caffè e tè (free refill). Quando anche il ghiaccio si è sciolto e l’avete bevuto, o anche se il bicchiere è quasi a metà, arriva il cameriere a riempirvelo di nuovo… una sorta di gara tra voi e il cameriere 😊

Un’altra cosa che potrebbe stupirvi è la dimensione della porzione – tutto, dai panini🍔 alle insalate, alle bistecche e ai dolci è enorme. Dal momento che i piatti principali (main course) sono spesso molto abbondanti, possono essere tranquillamente condivisi e se aggiungete ad uno di essi un’insalata o un antipasto (appetizer) avrete un pasto completo, spendendo la metà. È del tutto normale dividere i pasti o ordinare solo un’insalata (e per chi ha letto Ultimo tanga a Miami, avrà memoria di Leandro…) o un hamburger. E se avanzate qualcosa, senza imbarazzo chiedete un contenitore “to go”, cioè “da portar via” (ma non dite per favore “doggy bag”, è espressione ormai obsoleta e tutti sanno che a casa non c’è un cagnolino ad aspettare gli avanzi!), gli americani lo fanno sempre.

Siete giunti al momento di chiedere il conto? Non fatevi trovare impreparati sulla mancia!

Gli Stati Uniti hanno un’istituzione sociale chiamata “tipping“. Un vero e proprio incubo! Qualsiasi cosa tu faccia, dovunque tu usufruisca di un servizio, c’è la mancia. Ristorante, parrucchiere, estetista, tassista, autolavaggio, gelateria… In sostanza, al ristornate. il prezzo sul menù non è il prezzo reale. Il prezzo reale è del 15% in più. Tuttavia, Miami Beach è l’eccezione. Qui alcuni ristoranti e bar includono già la tip (mancia) nel conto, quindi assicuratevi di controllarlo per evitare di pagare le mance due volte. Ma come accennavo, la sorpresina non riguarda solo il ristoranate. A Miami si aggiunge una “imposta sulle vendite” del 7% sugli articoli acquistati, imposta che non è segnata sul cartellino del prezzo. La tassa verrà aggiunta al prezzo nel conto battuto alla cassa. Alcol, sigarette, medicinali, pasti al ristorante, abbigliamento, elettronica, gioielli, e molti altri articoli, ad eccezione della benzina, possono quindi essere soggetti ad una tassa da aggiungere al prezzo alla fine!!

Tratto da “Ultimo tanga a Miami”, Capitolo 4 “Money Money Money”

[…] Come non commuoversi davanti a una camicia di Ralph Lauren a quindici dollari? O ai mitici jeans Levi’s a trenta dollari? O alle Timberland a settanta dollari? Eccole lì, tutte insieme, le marche che adori… Tommy Hilfiger, Abercrombie, Ralph Lauren, Guess, Timberland, Michael Kors, Woolrich, Levi’s, Lee, Nike e l’impareggiabile, insuperabile, unica Victoria’s Secret… tutte pazzamente scontate al 70%! Ti senti un friccichío in tutto il corpo, una specie di scossetta che ti corre lungo la schiena, la salivazione che aumenta, gli occhi che si spalancano e il respiro che si fa un po’ più veloce e via… cominci a ruspare in quelle file interminabili di magliette, pantaloni, gonne, felpe, jeans, scarpe, lingerie, alla ricerca del modello che ti piace e della tua taglia. E come un automa, guardi, scegli, scarti, prendi e provi, rimetti giù e riprendi soprattutto quando ti accorgi che la tipa accanto a te non sta aspettando altro che tu abbandoni quella maglietta per cui sta sbavando. E allora, anche se non sei convinta, anche se è tre taglie in meno della tua, decidi di tenerla, giusto per fargliela. E compri-compri-compri-compri e quando arrivi alla cassa sei esausta, ma soddisfatta, appagata, felice, riversando le tue prede sul banco. E una dopo l’altra le vedi passare nelle mani della cassiera che ne batte l’importo e te le infila in una grande borsa di plastica, fino all’ultimo capo e dlllingggg… sono cento novantasette dollari. One-hundred-ninty-seven. Ma come? Il conto ti sembrava più basso… mmmmmm… già le sales taxes, merda… non ci pensavo più, fanculo. Paghi, ti volti e da lontano vedi la tipa alla quale hai fregato la maglietta che le piaceva tanto, che ti guarda ancora incazzata… e lì ti parte un “tièèèèèèèèèèèèèè bella mia”, che si esterna silenziosamente mediante un mezzo ghigno che ti fa subito dimenticare le sales taxes e tornare a casa vincente con il tuo bottino. […]

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